Signor Presidente, onorevoli colleghi, la discussione di questo decreto-legge è piuttosto complessa per la sua natura: non tratta di una sola materia, passa nell'immaginario collettivo come il “decreto Genova”, ma è bene ricordare che di Genova in questo decreto-legge si parla per un numero di articoli molto limitato rispetto ad altre questioni, che riguardano ad esempio il terremoto di Ischia. È un decreto-legge che ha avuto un parto molto lungo e accidentato, che è stato annunciato mille volte e sventolato su fogli bianchi da rappresentanti autorevoli di questo Governo a Genova, che è stato promesso alla comunità ferita di Genova dopo il crollo del ponte Morandi, ma che è arrivato in Parlamento dopo un percorso accidentato, molto controverso, sul quale si è consumato uno scontro interno alla maggioranza, e anche un conflitto istituzionale molto alto tra il livello di Governo centrale e le istituzioni locali.
Le premesse di partenza erano negative, preoccupanti e noi le abbiamo registrate, le abbiamo toccate con mano anche nella discussione che abbiamo svolto in queste due settimane nelle Commissioni competenti. È un decreto-legge che è stato sostanzialmente riscritto. L'hanno già detto alcuni colleghi intervenuti prima di me, perché nella sua parte dedicata ad affrontare l'emergenza, la situazione di Genova, si è rivelato totalmente insoddisfacente e inadeguato: questo è quanto ci hanno detto tutti i soggetti che abbiamo audito nelle Commissioni parlamentari competenti, a partire dai rappresentanti istituzionali, il presidente della regione, il sindaco di Genova, successivamente e con grave ritardo nominato commissario per la ricostruzione, il sistema economico e produttivo genovese e ligure. Mi è capitato in molte occasioni, in questa legislatura e nelle precedenti, di ascoltare i rappresentanti del mondo economico: mai come in questa occasione abbiamo ascoltato una voce unica, univoca e anche molto decisa nell'individuare le carenze, i punti deboli, le mancanze di questo decreto-legge. A dimostrazione di questo è il fatto che in molte parti i primi articoli di questo decreto-legge, quelli dedicati a Genova, sono stati sostanzialmente riscritti completamente. Il Governo ha messo in luce la propria incapacità nel decreto-legge, che ha scritto il Governo, che non è caduto dal cielo, ma che è stato elaborato con grande impegno, sappiamo, dal Ministro competente Toninelli, dal Consiglio dei ministri: ha scritto un testo insufficiente e inadeguato.
C'erano carenze enormi, evidenti: non c'era nulla sulle misure per gli sfollati, le persone che hanno perso la loro casa si sono giustamente indignate per questa disattenzione e mancanza di risposte da parte del Governo. Noi abbiamo presentato emendamenti, abbiamo raccolto le loro richieste: alcune sono state inserite, peraltro senza tener conto dell'apporto dato dai parlamentari di opposizione, dal momento che quelli di maggioranza sono stati totalmente assenti e silenti nella discussione su questo decreto-legge. Ma siamo soddisfatti che questa misura sia stata introdotta, anche se è inadeguata, anche se è insufficiente: non c'è nulla ad esempio per i locatari, noi presenteremo degli emendamenti su questo punto.
Mancavano delle risposte adeguate a sostegno degli operatori economici e delle imprese, dell'autorità portuale. Sono stati approvati degli emendamenti, sono state individuate risorse limitate per sostenere queste misure, ma crediamo che si possa e si debba fare di più, e i nostri emendamenti puntuali, che presenteremo anche per la discussione dell'Aula, vanno proprio in questa direzione. C'era una totale mancanza di attenzione al tema del sostegno al reddito dei lavoratori: il grido di allarme che ci è stato rappresentato dalla camera di commercio, dalle imprese, dai sindacati genovesi e liguri era chiaro e netto. Il crollo del ponte Morandi ha segnato una ferita, una frattura, una caduta della capacità produttiva, economica di quel tessuto imprenditoriale, e non c'era nel decreto-legge nulla per fronteggiare questa che è un'emergenza non futura, già reale, conclamata, che si sta aggravando di giorno in giorno. È stata inserita nella discussione in Commissione una misura su questo punto, ma anche qui sappiamo e sapete, lo sa benissimo anche il Governo, che quanto è stato approvato non basta: una misura di sostegno al reddito per soli dodici mesi non basta, limitarla soltanto alle imprese che operano nella città di Genova non è sufficiente, la richiesta che ci è venuta dal rappresentante della regione e dal sistema economico e produttivo è che si estenda a tutta la regione; e questo sarà un banco di prova, una cosa sulla quale vi chiediamo di lavorare insieme, per dare immediatamente questa risposta al sistema delle imprese e dei lavoratori genovesi e liguri.
Questo decreto-legge conteneva anche molte carenze e molti punti critici, molte falle dal punto di vista delle procedure individuate per la ricostruzione del ponte. Ho già ricordato prima il ritardo incomprensibile, francamente imbarazzante con cui il Governo ha proceduto a nominare il commissario per la ricostruzione; ma il ritardo con cui si è arrivati a questa nomina non è soltanto una prova dell'incapacità di decidere una linea e di assumersi contestualmente le responsabilità, ma anche della non volontà e dell'incapacità di comprendere come le misure per la ricostruzione del ponte, per il ripristino delle infrastrutture viarie nella città di Genova avevano bisogno di essere condivise con quanti le avrebbero dovute applicare. E invece su quelle norme siete dovuti ritornare, perché avevate scritto delle norme e degli articoli totalmente inapplicabili e siete stati costretti a rimangiarvi le vostre stesse parole (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Io mi domando quanto tempo si sarebbe risparmiato, quanto avrebbe guadagnato Genova in tempestività, in efficacia se si fosse scritto questo decreto-legge senza volere rincorrere per forza la polemica, il tweet del giorno, ma pensando invece al modo migliore per dare le risposte ad una città che aspetta da più di due mesi.
Avete scritto delle norme che non erano applicabili: ve l'hanno detto tutti, ve l'abbiamo detto noi, ve l'ha rappresentato il presidente dell'Autorità anticorruzione, quando vi ha segnalato come quella definizione della possibilità del commissario di operare in deroga a tutto, introducendo un istituto che non c'è nel nostro ordinamento, della possibilità di agire in deroga a tutte le norme di carattere extra-penale, non avrebbe consentito al commissario di operare con tempestività e nella certezza delle regole, ma anzi avrebbe generato uno spazio di incertezza e di criticità che poteva addirittura, anziché velocizzare, rallentare e pregiudicare l'efficacia della sua azione. Avete dovuto riconoscere che quanto vi dicevamo fin dall'inizio sul tema fondamentale del rispetto della normativa antimafia doveva essere corretto; e lo avete fatto, guardate, con un metodo che rimarrà purtroppo una traccia negativa nella discussione di questo decreto-legge. C'erano emendamenti di tutte le forze di opposizione: li avete respinti, avete votato contro. I colleghi della maggioranza, del MoVimento 5 Stelle, della Lega, senza aprire bocca avete votato contro quelle norme, e ieri avete trovato un escamotage, che tutti abbiamo visto e riconosciuto, attraverso l'espressione del parere della Commissione affari costituzionali.
Ma anche qui, se la vostra testardaggine e la vostra arroganza non vi avesse impedito di vedere che quello era un punto da migliorare, quanto tempo avremmo risparmiato e quanto avremmo evitato di trasmettere un messaggio deleterio a questo Paese, cioè l'idea che in nome della velocità e della tempestività si possa derogare persino alle leggi antimafia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Questo messaggio purtroppo è stato dato, ed è stato dato da un Governo che invece ha professato, urlato nelle piazze e in quest'Aula parole vuote come quelle di legalità ed onestà. Dicevo che questo decreto purtroppo segna anche la fine della finta età dell'innocenza del MoVimento 5 Stelle: questo è il decreto che contiene il primo condono edilizio Cinquestelle (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). È una promessa elettorale del capo politico del vostro movimento, del Vicepresidente Di Maio, che dopo avere raccontato e sfidato anche le forze democratiche, il nostro partito, sul terreno dell'onestà e della legalità, si è fatto garante del più grande e scandaloso condono edilizio tombale della storia di questo Paese, più grave dei condoni del Governo di Berlusconi, a dimostrazione del fatto che, per Ischia, avete previsto di applicare le norme del primo condono edilizio, quello di Craxi e di Nicolazzi, della legge n. 47 del 1985, quello a maglie più larghe, quello che permette di sanare, di condonare di tutto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Allora il Governo del cambiamento mostra la sua vera faccia, il suo vero volto, andando a riabilitare il condono edilizio della tanto vituperata Prima Repubblica, con un'aggravante, che è già stata ricordata: il condono, che voi chiedete di applicare, va ad agire su un contesto molto particolare, come quello di Ischia, che, è vero, è stata toccata da un sisma, che si è verificato lo scorso anno, che ha danneggiato il patrimonio edilizio, pubblico e privato, di alcuni comuni di quel territorio, di tre in particolare, ma in uno dei contesti più fragili del nostro Paese dal punto di vista sismico e del rischio idrogeologico, dove purtroppo la piaga dell'abusivismo edilizio è una questione con cui bisogna fare i conti. E la risposta che voi avete pensato di dare, stabilendo che tutte le pratiche di condono pendenti debbano essere evase nei prossimi sei mesi, applicando esclusivamente le norme del condono del 1985, significa sanare abusi edilizi che sarebbero stati insanabili per i condoni successivi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Significa sanare abusi realizzabili in aree a rischio idro-geologico, con la beffa di finanziare con risorse pubbliche dei cittadini italiani la ricostruzione di immobili abusivi anche in aree pericolose, anche a beneficio di soggetti condannati in via definitiva per reati di stampo mafioso, esclusi invece dal condono del 2003 (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Il Ministero dell'Ambiente, Costa, ha dichiarato che la sola parola “condono” gli provoca il voltastomaco: ci dispiace, perché non l'abbiamo visto in Commissione a rappresentare il suo Governo con un parere negativo sugli emendamenti che avete presentato. L'abbiamo visto purtroppo approvare in Consiglio dei ministri il testo di questo decreto-legge, che, all'articolo 25, prevede invece il condono (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Ma non disperiamo, noi crediamo che si possa correggere questa norma nella discussione. Ci sono i nostri emendamenti, discutiamone, lavoriamo, c'è spazio per togliere dalla discussione questo tema, affrontarlo in un altro momento, per correggerlo o quantomeno ripristinare un principio minimo di legalità. Del resto, è quanto ci hanno promesso che avrebbero fatto i più autorevoli rappresentanti della Lega Nord. Ci ricordiamo le dichiarazioni, solo di qualche giorno fa, del presidente Molinari, del presidente della Commissione Trasporti, Morelli, dei deputati della Commissione ambiente e Trasporti della Lega, che ci avevano annunciato la presentazione di emendamenti che avrebbero tolto di mezzo lo scandaloso condono edilizio di Ischia. In Commissione non li abbiamo visti, ci aspettiamo di vederli qui in Aula, di vedervi intervenire e votare questi emendamenti, per risolvere e togliere da questo decreto un punto che è una offesa anche alla rilevanza dei temi che invece siamo chiamati ad affrontare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Del resto, purtroppo, su questo decreto abbiamo visto qual è l'approccio e la risposta che voi pensate di dare a delle questioni reali che ci sono, a delle esigenze concrete del nostro Paese.
C'è una parte - ne parleranno meglio e in maniera più approfondita dopo di me altri colleghi del mio gruppo parlamentare - che riguarda il sisma del Centro Italia: ancora una volta, per l'ennesima volta, per l'ennesimo provvedimento vostro, di questo Governo e di questa maggioranza, non date le risposte che avevate promesso e annunciato sulla ricostruzione del Centro Italia. Ma cosa ancora più grave, intervenite con solo due punti, due questioni, che danno però il segno e la chiara direzione che vorrete intraprendere: con un blitz notturno, fatto in maniera parallela dai rappresentanti della Lega e del MoVimento 5 Stelle, avete compiuto una scelta gravissima sul piano istituzionale, perché avete deciso con un emendamento di cancellare dalla cabina di regia della ricostruzione del sisma del Centro Italia i sub-commissari presidenti di regione, i soggetti istituzionali che da allora, da quando è stata avviata la ricostruzione ad oggi, hanno sempre condiviso con tutti i commissari dei vari Governi che si sono succeduti la responsabilità delle scelte fatte. Questa decisione, resa esplicita anche da alcune dichiarazioni di alcuni colleghi del MoVimento 5 Stelle che rimarranno agli atti di questo Parlamento, ha un chiaro sapore punitivo, e l'idea in sé di grande arroganza che si possa decidere soltanto qui, a Roma, a Palazzo Chigi, come ricostruire quei territori. Non è solo un affronto nei confronti dei presidenti delle regioni, è un affronto nei confronti delle comunità che quei presidenti e quei sub-commissari rappresentano, e anche degli enti locali, che in questi anni, nel bene o nel male, sono sempre stati coinvolti nelle scelte della ricostruzione. Su questo vi chiederemo di fare un passo indietro, di ripristinare un principio di buona collaborazione istituzionale, che, guardate, conviene più a voi che a noi. L'altra questione che avete inserito, anche in questo caso con un emendamento della maggioranza, è un altro semi condono, una sanatoria totale degli abusi compiuti nel Centro Italia, nascondendovi dietro la scusa che per sbloccare la ricostruzione serve sanare gli abusi che sono stati fatti, non rendendovi conto che, anche in questo caso, per le modalità con cui questa norma è stata fatta, si trasmette un messaggio deleterio, cioè l'idea che per poter ricostruire, per poter ripartire in quelle comunità l'unica strada possibile è quella di aggirare le regole e di premiare con risorse pubbliche chi ha compiuto degli abusi non lievi, che già oggi la normativa consente di sanare per la ricostruzione, ma situazioni di totale abusivismo, anche in aree a rischio idro-geologico, a rischio sismico, compromettendo una buona ed efficace ricostruzione.
Ci sono molti temi dei quali si potrebbe parlare, e avremo modo di farlo nel corso della discussione, che ci auguriamo possa avvenire in maniera distesa, perché noi non abbiamo nessun intento di rallentare l'approvazione di questo decreto, ma di discutere, se sarà possibile, insieme ai rappresentanti anche della maggioranza, che in Commissione sono stati particolarmente silenziosi, e spero che in Aula questo non avvenga. Ma c'è un tema dal quale non posso esimermi di fare qualche considerazione, mi ha portato a farlo il collega del MoVimento 5 Stelle Zolezzi, che è intervenuto prima di me, e riguarda l'articolo 41, la norma sui fanghi di depurazione, che ha destato grande scalpore. Intanto vorrei precisare che quanto lui ha raccontato e detto rispetto alla disciplina di questa materia non era oggetto di un decreto abbozzato dal precedente Governo, c'era solo un testo che era stato condiviso con le regioni, tant'è che aveva avuto l'avallo della Conferenza delle regioni, che voi avete deciso di bloccare, per incapacità di decidere, perché è molto più difficile dare una soluzione ai problemi piuttosto che agitarli, e avete scritto una norma in questo decreto che non ha nessuna attinenza con il tema di Genova, come è abbastanza evidente, per gestire un'emergenza che voi avete cavalcato, spesso in modo spregiudicato nei territori, su un tema reale come quello del corretto utilizzo dei fanghi in agricoltura. Allora noi vi sfidiamo, come abbiamo fatto in Commissione: fatelo questo decreto, scrivete una norma organica che disciplini in materia definitiva come utilizzare i fanghi in agricoltura. Non nascondetevi dietro l'urgenza, scrivete il decreto che spetta oggi fare a questo Governo. Noi daremo il nostro contributo, ma non pensate di cancellare attraverso questa norma, in nome dell'emergenza, la tanta propaganda che avete fatto sui territori, generando allarme, creando emergenze che non esistevano in alcuni casi, solo con lo scopo di additare ancora una volta colpevoli di emergenze che ora tocca a voi risolvere e che state dimostrando di essere totalmente incapaci di affrontare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Presidente, nel concludere il mio intervento voglio sottolineare soltanto un aspetto: c'è un filo che attraversa le tante misure, anche disorganiche e diverse, che ci sono in questo decreto, che parte, come avete scritto, dalle norme da applicare per la ricostruzione del ponte di Genova, attraversa il tema dell'abusivismo, del condono di Ischia, del sisma del centro Italia; l'idea che per poter agire si debba derogare a tutto, che non servano limiti, non servano cornici certe, che si possa andare al di sopra delle regole e delle leggi; e il fatto che voi avete reso proprio, in maniera chiara ed evidente, che le regole sono un impiccio, che è qualcosa che non si può rispettare, che non si può nemmeno avere la responsabilità di cambiare, perché questo significa assumersi delle responsabilità; che si possono violare, tanto poi arriva un condono, magari il più totale e tombale di tutto, che basta additare un colpevole al giorno per pensare di lavarsi la coscienza.
Invece, le responsabilità di governare sono altre, noi abbiamo provato a richiamarvi su quelle in Commissione e restano lì, restano qui, anche nella discussione che faremo qui in Aula con i nostri emendamenti.
C'è un rammarico personale, credo che faccia parte anche di tutto il nostro gruppo: avevamo un'occasione di scrivere in Parlamento una pagina di buona politica occupandoci di Genova, Genova soltanto, perché quel tema meritava un'attenzione totale e responsabile da parte del Parlamento, più di quanto ha messo in campo il Governo, mettendo insieme proposte, visioni, idee, ascoltando le voci del territorio per affrontare l'emergenza e corrispondere, con tutta l'attenzione e la cura che quella situazione meritava, alle aspettative invece di quel territorio.
E, purtroppo, invece, avete deciso di usare questo decreto per ripagare delle cambiali elettorali, con la carta dei condoni e delle misure ad personam, e di trasmettere un messaggio deleterio a questo Paese: che per poter operare, si può andare sopra ogni regola e si può cambiare e si possono premiare, soprattutto, così come state facendo con il condono fiscale, quelli che le regole non le rispettano.
Questo tratto, purtroppo, mina la discussione di questo decreto e noi ci auguriamo che, per quanto sarete in grado di fare, nella conversione in Aula avrete modo di fare un passo indietro, di riconoscere gli errori e di migliorare e trasmettere un messaggio più efficace e più responsabile a Genova e al Paese intero.